Sambiase (ex comune autonomo)
Scrive il Barrio: "Est in agro hoc (neocastrensi) Blasium pagus, Turres olim Antonino Pio Caesari in Itinerario dictus..." Il Barrio, dunque, è il primo a dire che Sambiase era chiamata Le Torri, nell'itinerario di Antonino. L'Aceti, che annotò l'opera del Barrio, aggiunse Blasium.
Il Barrio ne celebra il miele, l'olio, i vini, tutti di grande bontà. Vi nascono li Giunipari (vulgo: Jinipari, ancora oggi la contrada si chiama così), vi sono in questo territorio "li bagni d'acque calde e sulfuree".
Non si mostrò persuaso il Giustiniani sull'antichità delle terre di Sambiase o San Biagio, accennato anche da Padre Fiore, il quale ne indica come vecchia denominazione, Le Torri.
In tale garbuglio di deduzioni e contraddizioni, diciamo, invece, che Sambiase era un villaggio di Nicastro e che il suo nome deriva da San Biagio, una delle quattordici chiese di Sambiase, visitate dal vescovo Pace nel dicembre del 1769. Infatti, accanto al piccolo cenobio di San Biagio, sorgeranno le prime abitazioni; il nome si adatterà alla fonìa del volgo e diventerà Sambiase.
Nel 1482, il feudo di Sambiase, appartenente a Ferrante I d'Aragona, venne aggregato alla Contea di Nicastro fino al 1799, seguendone le stesse vicende storiche.
Dopo il 1719, introdotto in Nicastro il Sindaco dei nobili, anche Sambiase ebbe il suo, cominciando ad avere completa indipendenza amministrativa.